Maura Manfrin, in arte MauMan, vive ad Azzano Decimo in una casa che è la sua prima opera d’arte creata con la persona che l’ha sempre sostenuta.
Lì ha il suo laboratorio. Scultrice di grandissimo talento, ha sviluppato la sua arte assecondando la sua natura creativa, che è alla base del suo vivere. Inizia da ragazza a lavorare il ferro, affascinata dall’abilità paterna che lo forgiava. Da allora non si è più fermata. Ha “curiosato” per diversi anni nelle botteghe artigiane e negli ateliers di scultori per carpirne le tecniche e i segreti.
Impara a maneggiare lime, spatole, scalpelli, seghe con grande disinvoltura per dar vita alle sue opere. Opere che trasudano fatica.
A volte partono da un progetto, altre si evolvono più lentamente nel lungo momento della creazione.
L’Arte per Maura è il mezzo per prendere coscienza di sé, evolversi e trattare temi quali l’immigrazione, il terrorismo, la sottomissione della donna e il dominio della religione.
La sua produzione artistica inizia con opere in ferro (non a caso!), unito al legno e al gesso, dove predominano le forme lineari e geometriche. Si evolve in un periodo di forte fermento, incentrato sul dualismo e nella ricerca di sé.
“Camminato” attraverso la sperimentazione di nuovi materiali che si colorano di rosso, usando cemento e plastiche resinose.
Predominano figure frammentate, spaesate, trafitte e contrapposte, che rivelano una continua lotta interna per la propria salvezza ed emancipazione. Compaiono mani che si aggrappano e graffiano nel perenne tentativo di liberarsi.
Nell’ultimo periodo entra in gioco l’uso dell’argilla abbinata al gesso, materiali che le danno una nuova libertà espressiva.
Modellandoli Maura scopre la morbidezza e il suo piacere si traduce in forme calde, sensuali e raffinate.
L’introspezione psicologica di Maura ora si esprime attraverso segmenti di corpi nudi che ricordano le linee nervose, ma al contempo armoniche, di Schiele, unitamente all’incompletezza e alla dolcezza materica delle opere di Rodin.
Il risultato è semplicemente evocativo: forte, potente, a tratti struggente e di rara sensibilità.
Commento dell’opera del Critico e Storico dell’arte Marco Dolfin